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Parole di consolazione nel cammino verso Emmaus

Gesù consola la vedova di Naim

Veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente di Naim era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: non piangere! Si avvicinò e toccò la bara mentre i portatori si fermarono. Poi disse: ragazzo, dico a te, alzati! Il morto si mise seduto e cominciò a parlare ed Egli lo restituì a sua madre” (Luca 7, 12-15).

Gesù consola Jairo che piange la morte della figlia

Mentre diceva loro queste cose, giunse uno dei capi che gli si prostrò innanzi e gli disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà». Alzatosi, Gesù lo seguiva con i suoi discepoli. Arrivato poi Gesù nella casa del capo e veduti i flautisti e la gente in agitazione, disse:  «Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma dorme». Quelli si misero a deriderlo.  Ma dopo che fu cacciata via la gente egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò.  E se ne sparse la fama in tutta quella regione. Matteo 9, 18-19. 23-26).

Gesù consola la sorella di Lazzaro

Gesù disse a Marta: tuo fratello risorgerà. Gli rispose Marta: so che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno. Gesù le disse: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me non morirà in eterno” (Giovanni 11, 23-26).

Gesù consola gli Apostoli durante l’Ultima Cena

“Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io”. (Giovanni 14,1-3).

Gesù consola il popolo e le donne sulla via del Calvario

Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.  Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. (Luca 23,27-28).

Gesù consola il Buon Ladrone

E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso». (Luca 23, 42-43)

Gesù consola la Madre e il Discepolo prediletto

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

(Giovanni 19,25-27).

Gesù consola Maria Maddalena all’alba di Pasqua

Gesù le disse: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?» Ella, pensando che fosse il giardiniere, gli disse: «Signore, se tu l’hai portato via, dimmi dove l’hai deposto, e io lo prenderò». Gesù le disse: «Maria!» Ella, voltatasi, gli disse in ebraico: «Rabbunì!» che vuol dire: «Maestro!» (Giovanni 20, 15-16)

Gesù consola gli Apostoli la sera di Pasqua

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. (Giovanni 20, 19-20).

San Paolo consola i primi cristiani

Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione! Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio. Poiché, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. Quando siamo tribolati, è per la vostra consolazione e salvezza; quando siamo confortati è per la vostra consolazione, la quale vi dà forza nel sopportare le medesime sofferenze che anche noi sopportiamo. La nostra speranza nei vostri riguardi è salva: sappiamo che, come siete partecipi delle sofferenze, così lo siete anche della consolazione” (II ai Corinti 1, 3-7).

Il nostro impegno di consolazione

Solo chi ha avuto bisogno di consolazione può consolare gli altri. Il filosofo ebreo Levinas affermava: “Soltanto un io vulnerabile può essere prossimo a chi soffre”. Le consolazioni verbali talvolta sono inutili, talvolta banali e scontate o addirittura controproducenti. Non serve dire: “Consolati, che c’è di peggio” perché ciascuno soffre del suo dolore personale. Vale di più una presenza silenziosa, una stretta di mano, uno sguardo significativo, un abbraccio caloroso. Il campo d’azione della consolazione è sconfinato.

La fede ha una enorme forza consolatrice. I devoti della Madonna la invocano come “Consolatrice degli afflitti”.

Ci sono tante lacrime personali: quando si perde una persona carissima, magari improvvisamente e in età giovanile; quando viene diagnosticato un male devastante e inguaribile; quando si cade nella morsa della solitudine o della depressione.

Ci sono tante lacrime familiari: quando una giovane coppia non riesce a procreare ed adottare bambini; quando un coniuge viene tradito o maltrattato o abbandonato; quando un infante non è immediatamente accudito nella sua necessità di essere nutrito o pulito o coccolato; quando i figli sono sconvolti dai continui litigi dei genitori o diventano vittime della loro separazione; quando i vecchi, secondo la “cultura dello scarto” vengono disattesi o segregati.

Ci sono tante lacrime sociali: quando una gran massa di giovani non trova lavoro; quando molti adulti perdono l’occupazione; quando la crisi prolungata fa perdere la casa o una condizione dignitosa di vita. Come dimenticare le lacrime rabbiose dei vecchi risparmiatori truffati dalle banche?

                                                                       Mons. Claudio Livetti