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Caravaggio – Tommaso e la piaga del costato

Passione di Cristo, confortami.
O buon Gesù, ascoltami.
Dentro le tue piaghe, nascondimi.
Non permettere che io mi separi da Te.

Passione di Cristo, confortami

La vita cristiana è felice ma difficile. Per questo Gesù prima di allontanarsi dagli Apostoli, promise loro: “Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Matteo 28, 20). Nel difficile cammino cristiano alcuni momenti sono più acuti e quindi più bisognosi di conforto.

Gesù stesso, durante la preghiera nell’orto degli ulivi, non essendo aiutato dalla presenza orante degli Apostoli, che si erano abbandonati al sonno, avvertì la presenza confortatrice del Padre: “Cadde in ginocchio e pregava dicendo: Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia ma la tua volontà. Gli apparve allora un Angelo dal cielo per confortarlo” (Luca 22, 41-43).

Anche sulla via del Calvario, mentre stava per soccombere, Gesù ebbe bisogno del sollievo di Simone di Cirene, padre di Alessandro e di Rufo (Marco 15, 21).

Stefano, il primo dei martiri cristiani, nel momento della lapidazione, non si sentiva abbandonato da Dio e diceva: “Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio” (Atti 7, 56).

L’Apostolo Paolo, dopo aver attraversato le più atroci peripezie, affermava: “Tutto posso in Colui che mi dà forza” (Filippesi 4, 13).

Nei momenti difficili della vita dobbiamo sentire Gesù al nostro fianco. E per quanto forti siano i nostri tormenti, non saranno mai paragonabili alla sua passione.

O buon Gesù, ascoltami

Marco racconta nel suo Vangelo: “Mentre Gesù andava per la strada un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna? Gesù gli disse: perché mi chiami buono? Nessuno è buono se non Dio solo” (10, 17-18). Gesù ha rifiutato l’appellativo “buono” forse perché sapeva già che quel tale era un egoista che gli avrebbe voltato le spalle. Però Gesù è Dio, è buono e ascolta. Ha ascoltato il comando del Padre obbedendo fino a morire in croce. Ha ascoltato Maria e Giuseppe, stando sottomesso a loro (Luca, 2-51).

Non ha ascoltato la pretesa di Giacomo e Giovanni di sedere uno alla sua destra e uno alla sua sinistra (Marco 10, 35-43). Non ha ascoltato gli Scribi e i Farisei quando volevano lapidare la donna adultera (Giovanni 8, 5).

Non ha ascoltato la generazione malvagia e adultera che pretendeva un segno miracoloso oltre a quello di Giona (Matteo 16, 4).

Ha esaudito tutte le richieste dei ciechi, dei paralitici, degli affamati, di Giairo che aveva la figlia dodicenne gravemente ammalata (Luca 8, 41).

Ha ascoltato il Buon Ladrone pentito promettendogli il Paradiso (Luca 23, 43).

Gesù non mancherà di ascoltarci quando gli chiediamo ciò che è il vero bene, secondo la volontà di Dio.

Nelle tue piaghe, nascondimi

Questa invocazione suscita in me diversi ricordi della mia età da ragazzo. Era bellissimo giocare a nascondersi nel vecchio cortile dei nonni perché c’erano dei posti adatti ed eravamo tanti ragazzi.

Ben diverso è il ricordo del rifugio antiaereo improvvisato da mio padre nella cantina puntellata, durante gli anni della seconda Guerra Mondiale. Quando suonava la sirena dell’allarme dovevamo rifugiarci lì e aspettare che suonasse il cessato allarme. Ricordo che anche nella scuola Media di Gallarate, che frequentavo, il seminterrato era stato trasformato in una specie di rifugio antiaereo.

Ricordo anche che in quegli anni bellici molti giovani e tutti i partigiani andavano a nascondersi nei casolari dei boschi e alcuni addirittura fuggivano in montagna, per non essere rastrellati dai nazisti e mandati nei campi di lavoro forzato o addirittura di sterminio, col rischio di incontrare la morte.

Noi preghiamo di trovare rifugio nelle piaghe di Gesù, che sono un segno non di sconfitta ma di vittoria. Sono le cicatrici di chi, combattendo, ha vinto il male e ci ripara dalla mancanza di fede, di speranza e di carità.

Il Vangelo racconta che Tommaso, vedendo quelle piaghe e toccandole, dopo una iniziale dichiarazione di incredulità, usci in un grido meraviglioso di fede e di esaltazione del Risorto: “Mio Signore e mio Dio” (Giovanni 20, 28).

Non permettere che mi separi da Te

Nel discorso confidenziale dell’Ultima Cena Gesù introdusse l’allegoria della vite e dei tralci (Giovanni 15, 1-8) per definire il legame profondo che deve sussistere tra Lui (la vite) e i suoi seguaci (i tralci). Il Maestro ha detto: “Rimante in me ed io in voi. Chi rimane in me ed io in lui porta molto frutto”. Egli aggiunse però anche parole severe: “Senza di me non potete fare nulla. Chi non rimane in me, viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano”.

Il cristiano può esprimersi come tale soltanto se è unito a Gesù. Staccato da Lui non può fare nulla di valido nell’ordine soprannaturale. Dopo una vita trascorsa o con Lui o senza di Lui, ci sarà un’eternità o con Lui o senza di Lui.

Quando il Commensale dell’Ultima Cena diventerà il Re Giudice seduto sul trono descritto da Matteo (25, 31-46) renderà definitivo, perenne e gratificante il legame con Lui: “Venite benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo”. Pronuncerà, però, anche parole terribili che hanno la parvenza di un giudizio definitivo senza appello: “Via, lontano da Me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi angeli”.

Mi ha sempre commosso la frase di Tommaso da Kempis nel testo dell’Imitazione di Cristo: “L’essere senza Gesù è inferno insopportabile e l’essere con Gesù è dolce Paradiso”.

Può accadere di rimanere separati da Gesù? Purtroppo avvenne anche a Maria e Giuseppe, nei tre giorni in cui cercavano Lui, dodicenne, che si era trattenuto nel Tempio di Gerusalemme (Luca 2, 41-50). Sarà stata immensa la gioia del figlio ritrovato.

È triste perdere il legame con Gesù ma è indescrivibile la gioia di certe conversioni, la gioia del Cristo ritrovato.

Non esistono distacchi irreparabili. Non esistono peccati imperdonabili. Perfino Giuda, sarebbe stato riabilitato, se invece di cercare l’albero maledetto, avesse cercato l’abbraccio di Maria Addolorata.

Chiunque si trovi lontano da Cristo, vite feconda, può sempre rivolgersi a Lui con la preghiera di Teofilatto: “Signore, ti ringrazio perché, mentre stavo scappando da Te, mi hai inseguito, mi hai afferrato, e mi hai rivoltato”.

                                                                       Mons. Claudio Livetti