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Messa degli Scout al campo

Preghiera Comunitaria

Dio ci ha raccolti come in una grossa rete che è la Chiesa, per salvarci comunitariamente. Essere in comunità con altri offre anche la possibilità di pregare insieme. Gesù ha detto che la preghiera comunitaria è ascoltata da Dio con maggior attenzione (Matteo 18, 19-20).

Pregare con gli altri alimenta lo spirito, con l’unione delle voci e dei sentimenti. I primi cristiani pregavano insieme: “Ogni giorno tutti insieme frequentavano il Tempio e spezzavano il pane a casa” (Atti 2, 46).

Ho già parlato della preghiera in famiglia, prima comunità di vita, cellula della Chiesa. Oltre ad essa però ci sono altre realtà dove si prega.

Una volta c’erano meno aggregazioni che non adesso: l’Azione Cattolica, le Confraternite del SS. Sacramento, la “Legio Mariae” e i Gruppi Mariani, i Terzi Ordini Laicali Francescani, i Collaboratori Salesiani.

Il soffio dello Spirito Santo del Concilio Vaticano II ha suscitato molti altri movimenti: Comunione e Liberazione con Don Luigi Giussani, i Focolarini con Chiara Lubich, i Gruppi di Taizè con Fratel Roger Schultz, i Cursillos di cristianità con Ernesto Bonin, i Neocatecumenali con Chicco Augueglio, Rinnovamento nello Spirito dai carismatici americani, i Gruppi di Preghiera di Padre Pio e molti altri. Ciascuno di questi gruppi prega secondo la propria spiritualità e sensibilità, con atteggiamenti, gesti e canti particolari. I canti sono molto importanti perché danno il senso di appartenenza ad un gruppo, oltre che realizzare il vecchio detto: “Chi canta prega due volte”. La gente comune, abituata al proprio tran tran, fa fatica ad accettarli e condividerli, ma deve rispettarli, quando sono approvati dall’autorità della Chiesa.

Ci sono poi espressioni di preghiera legate all’età: i ragazzi dell’Oratorio non possono pregare come gli anziani di una Casa di Riposo e una Messa Scout al campo non può essere come il Pontificale del Cardinale in Duomo. Il Libro dei Salmi si conclude con questa espressione: “Ogni vivente dia lode al Signore” (Salmo 150, 6).

Una cosa mi pare importante: che i gruppi, le associazioni, i movimenti non siano delle “chiesuole” o delle “sette” chiuse in sé stesse, ma come “cappelle laterali” di una chiesa, aperte verso la navata centrale. Così sono un dono per tutti.

Preghiera liturgica

La liturgia è il polo verso il quale deve gravitare ogni forma di preghiera, come l’ago calamitato della bussola, come il mare verso il quale affluiscono tutti i fiumi.

La liturgia è “il culmine” verso il quale tende tutta l’azione della Chiesa e insieme “la fonte” da cui promana tutta la sua virtù. (Il testo conciliare dice appunto “culmen et fons”).

Il punto vertice della liturgia cattolica è la Celebrazione Eucaristica cioè la Santa Messa. Il senso della Comunità parrocchiale fiorisce soprattutto nella celebrazione comunitaria della Messa domenicale. Nella Messa Cristo si immola. La Chiesa, Cristo vivente oggi, rende presente e operante quella immolazione del Calvario. La Messa diventa un momento espressivo ed accrescitivo della vita cristiana, quando ha una formazione liturgica accurata, una preparazione immediata e una partecipazione attiva di tanti soggetti.

La teologia dice che l’Eucarestia fa la Chiesa, ma è altrettanto vero che ogni Comunità può esprimersi eseguendo in modo degno il rito eucaristico. Non è facile avere in ogni Parrocchia dei buoni campanari, sagrestani e fioristi, dei buoni organisti, cantori e salmisti, dei chierichetti e ministranti devoti ed esemplari, dei lettori, commentatori e annunciatori di avvisi con una buona dizione, dei predicatori non soporiferi, dei raccoglitori di offerte semplici e modesti.

La Celebrazione Eucaristica deve avere sempre uno svolgimento raccolto e dignitoso, non scenografico, corrispondente alle esigenze dei fedeli partecipanti. È un evento comunitario, ma deve consentire anche dei momenti di silenzio e di preghiera individuale. Anche per questo quando la Messa è terminata non tutti escono insieme: c’è qualcuno che si ferma ancora ed esce dopo gli altri alla spicciolata, perché la preghiera liturgica ha fatto sorgere il desiderio di riflettere, interiorizzare, sviluppare secondo le proprie esigenze un motivo che non è stato abbastanza sviluppato. Magari uno si ferma per rivolgere a Dio, dopo la preghiera di tutti, una propria preghiera particolare alla quale non vuole rinunciare. Ricordo l’esperienza della mia famiglia: la mamma Giuseppina si intratteneva a lungo, mentre il papà Paolo, dopo la benedizione del celebrante spariva immediatamente.

Altri momenti liturgici importanti sono le celebrazioni dei Sacramenti, gesti di Cristo tesi alla santificazione dell’individuo, alla edificazione della comunità e a rendere culto a Dio. Certe celebrazioni belle, solenni e devote dei Battesimi comunitari, delle Cresime, delle Messe di Prima Comunione, dei Matrimoni (quando non prevalgono aspetti mondani) possono diventare indimenticabili momenti di preghiera. L’impegno pastorale della Comunità Cristiana è molto forte, per evangelizzare, catechizzare e far percepire i tre aspetti essenziali: personale, ecclesiale, cultuale.

La Liturgia delle Ore è un’altra colonna portante. Prima del Concilio era prevalentemente riservata al Clero e ai Monaci. Ci capitava spesso di vedere il Parroco che leggeva il Breviario e pensavamo che quelle preghiere fossero riservate a lui. Attualmente invece la Liturgia delle Ore è la preghiera ufficiale che santifica tutte le ore del giorno e che viene rivolta a Dio da tutti i membri della Comunità. Le “Ore” principali sono le Lodi del mattino ed i Vesperi del pomeriggio, che vengono celebrati ormai anche tutti i giorni dai Laici riuniti con i Sacerdoti o tra di loro o anche da soli. Molti Laici ormai hanno imparato a memoria il “Benedictus” (Cantico di Zaccaria alle Lodi) e il “Magnificat” (Canto della Beata Vergine ai Vesperi).

Il culto liturgico si esprime anche nelle processioni eucaristiche, mariane e penitenziali. La caduta della cultura agricola ha praticamente eliminato quelle processioni chiamate “litanie”, nelle quali si andava a benedire le campagne e a chiedere di essere esenti da “fulgure et tempestate”.

Sono forme non propriamente liturgiche (una volta si dicevano paraliturgiche) ma popolari e tradizionali anche le Coroncine, i Rosari, le Novene alla Madonna o ai Santi. Anche queste forme hanno rilievo nella vita delle Comunità e dei singoli devoti.

Il tradizionalismo è negativo perché è come adorazione della cenere, mentre la Tradizione è un valore, perché è tenere sempre accesa la brace: la fede e la lode al Signore.

Un Padre del deserto diceva: “Non interessa il modo con il quale uno ha pregato (da solo o con altri … in modo sintetico o prolisso … con formule liturgiche o libere); non importa neanche se ha provato fervore, quasi a fargli toccare il cielo con un dito oppure è rimasto piuttosto freddo. Ciò che importa è che un singolo o una comunità, dopo aver pregato, siano pronti a fare la volontà di Dio”.

                                   Mons. Claudio Livetti

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