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Il fariseo e il pubblicano

Noi esseri umani siamo creature e in quanto tali abbiamo pregi e limiti, valori e disvalori, virtù e vizi. La persona semplice e di buon senso li ammette, ma il gradasso e lo spaccone non li vogliono riconoscere. Se uno aprisse un negozio e li comprasse per quello che valgono e li rivendesse per quello che credono di valere, farebbe grossi guadagni. Il senso del limite in termini cristiani é la virtù dell’umiltà, la più calpestata dalla cultura corrente, la più odiata da Satana: l’Angelo Lucifero diventato Satana perché rovinato dalla sua superbia.

L’insegnamento della Parola di Dio

Nei libri sapienziali troviamo richiami all’umiltà: ”Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma agli umili Dio rivela i suoi segreti” (Siracide 3,19). Il re Davide ha dato esempio di umiltà quando ha fatto la danza sacra davanti all’Arca Sacra, come un semplice fedele e per questo fu rimproverato dalla moglie (II libro di Samuele capitolo 6). Anche il re di Ninive, dopo la predicazione del profeta Giona, si toglie il manto regale e si veste di sacco (Giona 3,6).

Giovanni Battista, definito da Gesù come il più grande tra i nati di donna dice di sé che é soltanto “Una voce che grida nel deserto” (Marco 1,3) e afferma di non essere degno di sciogliere i legacci dei calzari di Gesù (Marco 1,7).

Gesù una sola volta ha detto di imparare da lui: ”Imparate da me che sono mite e umile di cuore”(Matteo 11,29). Ha raccontato la parabola del fariseo e del pubblicano per svergognare: ”Alcuni che avevano la presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri” (Luca 18,9) e la conclude con la sentenza: ”Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato” (Luca 18,14).

Maria nell’Annunciazione si definisce “Serva del Signore” (Luca 1,28) e nell’incontro con la cugina Elisabetta proclama: ”Dio ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili” (Luca "2,51-52).

San Pietro dopo la prima pesca miracolosa dice: ”Signore, allontanati da me, che sono un uomo peccatore” (Luca 5,8).

L’Apostolo Paolo parlando di sé si definisce un “Aborto di apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio” (I Corinti 15,8-9). Nella lettera ai Filippesi suggerisce l’esempio di Gesù umile: da Dio si é fatto

uomo, schiavo, condannato alla crocefissione: ”Per questo Dio lo ha sovranamente esaltato” (Filippesi 2,9). Scrivendo ai fedeli di Roma (c’era già ai suoi tempi l’orgoglio romano?) dice: ”Non valutatevi più di quanto è conveniente, ma valutatevi in maniera di avere di voi un giusto concetto”  (Romani 12,16). 

Il buon ladrone dà una bella testimonianza di umiltà quando, prima di pregare Gesù morente, rimprovera l’altro ladrone: ”Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla sua stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male” (Luca 23,40-41).

L’insegnamento dei santi

San Francesco d’Assisi chiama perfetta letizia l’essere  misconosciuti, maltrattati e rifiutati dai confratelli di un convento francescano. Sant’Antonio da Padova: ”Quando umilmente ti poni sotto gli altri, allora mirabilmente ti elevi sopra te stesso”. San Giovanni della Croce: ”Dio per amare una persona non posa lo sguardo sulla sua grandezza, ma sulla grandezza della sua umiltà”. Il Santo curato d’Ars:” Se cessa l’umiltà tutte le virtù finiscono”. San Giacomo Alberione: ”È necessario lavorare all’oscuro per portare la luce”. Sant’Edoardo Poppe: ”Non cercare di apparire, perché Gesù potrebbe sparire”.

Particolare impressione fanno le parole di San Paolo VI che rivelano la sua umiltà: ”Così inetto, così renitente, così povero di mente e di cuore. Se guardo al passato, riconosco che devo moltissima gratitudine a Dio. Non immaginavo minimamente di poter avere alcuna capacità di contatto con gli altri, né di saper assumere importanti responsabilità o divenire addirittura per alcuni punto di riferimento. Mi sentivo povero, intellettualmente molto modesto. Il Signore invece nella sua bontà ha voluto prendere questa modestia e valorizzarla. Da ragazzo io avevo paura della vita; ero timido, molto chiuso. Poi la vita si é rivelata diversa. Le strade si sono aperte, molti mi hanno aiutato. Perciò ora non percepisco rimorsi, ma sento riconoscenza grandissima per tanti eventi che sono successi nella mia vita e che mai avrei immaginato”. Don Lorenzo Milani diceva che si devono fare iniezioni di superbia ai poveri e di umiltà ai ricchi.

Aggiungo anche alcune voci laiche. A. di Saint Exupery: ”Essere umili non significa sottomettersi agli uomini, ma a Dio. Così é per la pietra sottomessa non alle altre pietre ma al Tempio. La madre é umile di fronte al bambino e il giardiniere é umile davanti alla rosa”. Simone Weil: ”Anche se si potesse essere come Dio, é meglio essere il fango nelle mani di Dio”. Einstein, il grande scienziato, dice umilmente di sé: ”Io non ho nessun talento particolare, ma sono curioso in modo passionale”.

La famiglia scuola di umiltà

Si impara l’umiltà da un padre serio, generoso, che sa accogliere i suggerimenti della moglie e dialoga serenamente coi figli anche quando lo contraddicono. Ho in mente un padre molto autoritario, che credeva di essere il Padreterno: fu pericoloso, perché fece dei figli crocifissi.

Si impara l’umiltà dalla madre, che magari si lamenta dicendo di non essere la serva, però é sempre disponibile e non lascia mai mancare niente a nessuno. Sa lodare e incoraggiare i figli ma smorza le autoesaltazioni con la vecchia sentenza: ”Chi si loda si imbroda”. Quando i figli fanno notare i difetti altrui ricorda che si costruisce con le travi tolte dai propri occhi, non con le pagliuzze tolte dagli occhi degli altri.

Si impara l’umiltà da un fratello capace di domandare aiuto e pronto a dare aiuto, capace di ridere di sé stesso e di saper stare agli scherzi.

Si impara l’umiltà da una nonna come la mia nonna materna Pinetta, che viveva insieme in famiglia. Qualche volta mio padre per affermare la sua autorità diceva:” Sono io il padrone!” ma subito lei, con tono dimesso ma coraggioso, interveniva dicendo: ”Il padrone é il Signore”.

Il senso del limite nella vita sociale

In una società democratica si vive bene quando il voto che ha creato una maggioranza non é ritenuto come un potere dittatoriale in vigore fino alla prossima tornata elettorale, ma come un impegno e creare il bene di tutti e non solo della propria parte. Si vive bene se quelli che portano una divisa non si sentano padroni, ma servitori della collettività. Si vive bene quando ogni cittadino rispetta le idee degli altri, ha stima della loro persona e sa che la propria libertà finisce dove incomincia quella degli altri. Riporto ciò che era scritto su un foglio trovato nella tasca di un ufficiale tedesco morto nella ritirata dalla Russia: ”Il peccato produce la guerra, la guerra produce la miseria, la miseria produce l’umiltà, l’umiltà produce la pace, la pace produce la ricchezza, la ricchezza produce la superbia, la superbia produce il peccato”. È impegno di tutti fermare questo terribile circolo vizioso. 

                                            Mons. Claudio Livetti