Esercizi spirituali dell’ultima settimana di Ottobre ad Arconate

Sono stati predicati da Mons. Claudio Livetti, Prevosto emerito di Busto Arsizio, sul tema dell’anno della fede, iniziato l’11 Ottobre dal Papa Benedetto XVI.

Gli incontri pomeridiani, frequentati prevalentemente da anziani, hanno riguardato aspetti concreti della fede.

Gli incontri serali, frequentati da adulti e da qualche giovane, sono partiti dal Motu Proprio “La porta della fede” del Sommo Pontefice e da affermazioni magistrali di Paolo VI, che non è stato “Santo subito”, ma che è “Santo certamente”.

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La prima sera sul tema Fede e conversione è partita dal numero 6 della “Porta della fede”, che recita: “la Chiesa comprende nel suo seno peccatori ed è perciò santa ma insieme sempre bisognosa di purificazione. In questa prospettiva l’anno della fede è un invito ad una autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo.”

Di Paolo VI è stato citato: “Il cristiano dovrebbe essere una persona col fuoco nel cuore, col sorriso sulle labbra e con la profezia nello sguardo.”

È stata sottolineata l’importanza di riconoscere la priorità di Dio sia nelle conversioni clamorose, come quelle di San Paolo, Sant’ Agostino, Santa Edith Stein, Israel Zoller, sia nella conversione quotidiana di chi ha ricevuto il Battesimo nell’infanzia e deve sviluppare il seme della fede battesimale con coerenza costante e con fiducia in Dio.

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La seconda sera, sul tema Fede e imitazione, è partita dal n. 13 della “Porta della Fede” che recita: “In questo anno terremo fisso lo sguardo su Gesù Cristo, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento: in Lui trova compimento ogni travaglio ed anelito del cuore umano.

Di Paolo VI è stata citata una frase dell’esortazione Evangelii Nuntiandi: “Il mondo d’oggi non crede ai maestri ma ai testimoni: se ascolta i maestri è perché sono anche testimoni”.

Sono stati abbondantemente sottolineati: l’esempio della fede provatissima di Maria Vergine, la madre di Gesù, l’esempio degli apostoli, nella loro maturazione pre-pasquale e post-pasquale e nell’autenticazione data da Pietro, la roccia della fede, la testimonianza dei martiri antichi e moderni, l’esempio di sacerdoti, religiosi e laici. In particolare sono state ricordate: Santa Gianna Beretta Molla ed una mamma (già ragazza del tempo scout di Mons. Livetti), morta recentemente col sorriso sulle labbra e lasciando scritto: “la fede è un salto non nel buio ma nell’amore di Dio”.

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La terza sera, sul tema Fede e carità, è partita dal n. 14 della “Porta della Fede” che recita: “L’anno della Fede dovrà essere un’occasione propizia per intensificare la testimonianza della carità, perché come dice l’apostolo San Giacomo: ‘La fede senza le opere è morta’. Infatti fede e carità si esigono a vicenda così che l’una permette all’altra di attuare il suo cammino”.

Di Paolo VI è stato ricordato il celebre detto, posto come tema della prima giornata della pace: “Ogni uomo è mio fratello in Cristo”.

Superando il confine ristretto della prossimità ebraica che nel primo testamento considerava solo chi era legato da vincoli di parentela o da vicinanza geografica, Gesù ha allargato i paletti. Il suo precetto di amare il prossimo come Egli ha amato, si estende quindi ai poveri, ai samaritani, ai peccatori, alle donne e ai bambini (categorie completamente ignorate nel mondo ebraico).

Oltre che una carità allargata si è parlato di una carità ordinata: prima vengono i beni spirituali e poi i beni materiali, prima vengono i propri familiari e poi tutti gli altri: specialmente le persone sole, gli ammalati, i portatori di handicap. Toccante è stata la lettura della poesia “Come una rosa blu”.

Si è parlato infine anche di una carità oculata, attenta ai veri poveri e agli sfruttatori. Significativo è stato l’accenno agli aiuti che si mandano nel Terzo Mondo. Se sono generici e inviati attraverso organizzazioni non serie e incontrollate, sono soldi dei poveri dei paesi ricchi che finiscono nelle tasche dei ricchi dei paesi poveri. Invece gli aiuti espressi attraverso l’opera dei Missionari finiscono sempre ai più poveri dei paesi più poveri.

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Il quarto giorno è stato una “giornata penitenziale” dedicato al sacramento della Confessione.

Il testo commentato da Mons. Livetti nella celebrazione comunitaria è stato la nota parabola detta del figliol prodigo e in realtà parabola del padre incompreso.

Il primo incontro è stato una riflessione sul fratello maggiore e il secondo sul fratello minore.